Huawei riduce gli ordini: primi segni del ban
Gli effetti del ban iniziano a sentirsi: stando a DigiTimes, fonte solitamente ben informata sulle vicissitudini della filiera cinese, Huawei avrebbe iniziato a ridurre gli ordini di dispositivi ODM, ovvero progettati e realizzati da aziende terze per essere venduti sul mercato con il proprio marchio.
Pesa – e non poco – l’impossibilità di intrattenere rapporti commerciali con le aziende americane, situazione divenuta di recente ancor più drammatica dopo la scadenza della licenza temporanea generale (TGL) che fino a metà agosto aveva consentito all’azienda cinese di continuare a lavorare con le realtà d’oltreoceano per garantire il supporto software ai prodotti già in commercio.
TSMC non accetterà più ordini da Huawei, è questione di pochi giorni (dal 15 settembre), e c’è il concreto rischio che il Governo USA non accetti la richiesta formulata da MediaTek per continuare a fornire processori all’azienda di Ren Zhengfei. “Ultima spiaggia“, l’abbiamo definita, e senza esagerazioni: con TSMC ormai inaccessibile, quella di MediaTek rappresenta l’unica strada percorribile per evitare uno stop alla produzione. Come già ribadito in più occasioni, l’alternativa che consentirebbe a Huawei di essere completamente indipendente dai fornitori statunitensi sarebbe quella della progettazione e realizzazione di soluzioni proprietarie, che richiederebbero tuttavia la costruzione di una filiera ex novo. Non impossibile, ma di certo non immediata.
Huawei si trova così costretta ad auto-ridimensionarsi proprio quando è leader mondiale del mercato degli smartphone: anche la crisi economica dovuta alla pandemia è stata superata contenendo le perdite (-6,8%), risultato che tuttavia tiene conto in modo particolare dell’ottimo andamento in Patria (il market share è prossimo al 50%) che sta compensando l’inevitabile contrazione sui mercati occidentali.
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